Un nuovo Festival di Sanremo

di Francesca Sbrana, Founder e Senior Partner

Con la Sentenza n. 843/2024 del 5 dicembre 2024, il TAR Liguria, Sezione Prima, ha posto un principio storico: l’organizzazione del Festival della Canzone Italiana deve essere affidata, dal Comune di Sanremo, con procedura ad evidenza pubblica.

La prassi (per quanto radicata e non contestata in passato) di un affidamento in via diretta a RAI, reiterata per decenni, non può valere a sancirne la legittimità, né può avere siffatto valore “sanante” la dichiarata, attuale “soddisfazione” del Comune per il mantenimento e l’incremento del “livello tecnico qualitativo del Festival” (in questi termini si esprime la motivazione della Delibera n. 314 del 21 novembre 2023): il TAR Genova ha, infatti, significativamente rilevato che proprio l’indizione di una procedura ad evidenza pubblica e la conseguente possibilità per altri operatori di formulare le proprie offerte ben potrebbero, in futuro, consentire di elevare ulteriormente il “livello tecnico qualitativo” finora riscontrato dall’Amministrazione comunale.

Posto il principio con nettezza, il Giudice amministrativo – sensibile e accorto nell’amministrazione della tutela dovuta – ha comunque salvaguardato lo svolgimento della 75^ Edizione del Festival, ormai imminente: l’effetto della Sentenza è, infatti, riferito alle edizioni del Festival successive alla 75^ e si tratta di effetto tutelabile anche in sede di ottemperanza.

Il 75° Festival della Canzone Italiana, dunque, sta per cominciare.

Su un terreno, a dire il vero, piuttosto scivoloso.

Nel corso del giudizio si è disquisito del rapporto tra marchio e format, evocandosi la tesi di una “immedesimazione organica” del primo (nella titolarità del Comune di Sanremo che lo ha registrato senza opposizione da parte di RAI) nel secondo (di asserita titolarità di RAI, anche se quest’ultima riconosce trattarsi di un oggetto “mutante” negli anni e, purtuttavia, sempre incorporante il marchio), tale da costituire una comunione inscindibile su tale composita realtà.

Si è parlato di un uso del marchio concepibile solo ed esclusivamente in abbinamento al format di (pretesa) proprietà di RAI e di una organizzazione del Festival necessariamente connessa alla trasmissione televisiva dello stesso ad opera della sola RAI (che non concederebbe mai a terzi il preteso format, né il diritto di trasmettere la manifestazione da esso plasmata).

Una posizione che, però, finisce per rendere RAI, da alleata, antagonista del Comune di Sanremo, il quale non può patire senza reazioni l’espropriazione forzata dei propri diritti sul marchio, né quella della propria scelta discrezionale (più volte esercitata in passato) di scindere l’organizzazione della manifestazione canora dalla trasmissione televisiva della stessa.

È, invero, un errore considerare il Festival la risultante di due elementi fissi ed insostituibili: marchio e format.

Il Festival è, infatti, il portato di due componenti: una fissa e una variabile.

Esso è, innanzitutto ed ontologicamente, un’idea – manifestazione canora dedicata alla canzone italiana – protetta da un marchio, indiscutibilmente di proprietà del soggetto pubblico.

Il format, invece, ammesso che esista, è aperto ad infinite variazioni sul tema, senza che ciò possa snaturare, anzi valendo piuttosto ad esaltare, la natura più intima – artistica, creativa – del Festival.

Sarà molto interessante vedere il gioco delle parti sul nuovo palcoscenico del Consiglio di Stato.

Gli strumenti si stanno accordando, la musica sta per cominciare.

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